Dopo gli spaghetti, ho mangiato il vitello. Ah, sì, ho anche bevuto una bottiglia di vino rosso, tutto da sola. Ho mangiato il pane caldo con l’olio d’oliva e il sale. E per dessert il tiramisù.
Sono due righe estratte dal romanzo “Mangia, prega, ama” (2006) di Elizabeth Gilbert, dal quale è stata tratta l’omonima pellicola. E’ un romanzo leggero, di quelli che si leggono sotto l’ombrellone. Al centro una donna americana di 32 anni scrittrice, con un divorzio alle spalle. Decide di dedicarsi a se stessa nel tentativo di trovare finalmente una pace interiore; parte quindi per un viaggio che la rigenererà nella mente e nel corpo.
Il viaggio ha tre tappe fondamentali che corrispondono ai tre imperativi del titolo: Italia (mangia), India (prega), Indonesia (ama). Si mangia molto in questo libro, ovunque e dovunque, soprattutto in Italia. Un aspetto che viene trattato in maniera un po’ stereotipata all’interno del romanzo. Ed Elizabeth si dedicherà proprio ai piaceri del cibo nel Bel Paese, ingrassando di 12 chili. Fra le tipicità che la protagonista gusta c’è anche il tiramisù, il dolce più famoso della tradizione italiana a base di mascarpone, uova, zucchero, savoiardi, caffè e cacao. La sua seconda tappa la porta in India dove raggiunge la grazia meditando in compagnia di un idraulico neozelandese dal dubbio talento poetico; infine, in Indonesia dove uno sdentato sciamano di età indefinibile le insegna a guarire dalla tristezza e dalla solitudine, a sorridere e a innamorarsi di nuovo. Mangia, prega, ama è la storia di un’anima irrequieta che trova pace solo nell’amore per se stessa.